Cecità è il titolo della stagione 2023/24 del Teatro Astra, un cartellone interamente dedicato a un nuovo sguardo sulla relazione con la verità: undici produzioni, venticinque spettacoli, un programma che va dal 7 novembre 2023 al 26 maggio 2024. La Stagione TPE è realizzata con il sostegno di MiC, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT. Partner Intesa Sanpaolo.
“Siamo felici di presentare la seconda Stagione del direttore De Rosa dopo un anno che ha registrato una decisiva crescita degli spettatori. Il pubblico abbonato ha dimostrato affezione e fiducia nei confronti del TPE confermando la tendenza di crescita che sta vivendo il comparto culturale cittadino. Va sottolineata la forte presenza di una nuova tipologia di pubblico sempre più avvezza all’acquisto last minute che cresce assieme alla fascia giovane (universitari e under 30) e risponde positivamente alla particolare proposta tematica della direzione. Il progetto della Fondazione è stato anche premiato con il riconoscimento dell’incremento massimo del 10% del contributo da parte del MiC, che ringraziamo insieme ai sostenitori Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, al partner Intesa Sanpaolo e alla Fondazione per la Cultura Torino. Il Teatro Astra riaprirà in autunno celebrando il termine dei lavori di efficientamento energetico oggetto della proposta di intervento per la promozione dell’ecoefficienza e riduzione dei consumi energetici nelle sale teatrali, finanziati nell’ambito del PNRR.” Maddalena Bumma, presidente
“La verità è un concetto sempre in movimento – si trasforma, si allontana, si avvicina – e provare a catturarla in questa sua perenne oscillazione è l’invito che rivolgiamo anche quest’anno al pubblico del Teatro Astra. Se nella stagione appena conclusa abbiamo guardato da vicino la relazione che abbiamo instaurato – anche e soprattutto in seguito alla pandemia – con la verità scientifica, nella nuova approfondiremo quel particolare meccanismo che ci impedisce di vedere le molte verità che sono lì, sotto i nostri occhi, ma di fronte alle quali preferiamo voltare lo sguardo dall’altra parte. Cecità, questo il titolo della stagione, intesa in senso figurato, come offuscamento dell’intelletto. Chi è il cieco? Che cosa non vuole vedere? E perché? Ho chiesto alle artiste e agli artisti coinvolti nella nuova stagione di rispondere a queste domande attraverso le loro creazioni (e non solo, come risultato di una vera e propria intervista è nato il libretto di Stagione che è una piccola rivista nella quale gli artisti rispondono a questi interrogativi). Il risultato è un calendario teatrale che, attraverso grandi classici, drammaturgie originali e romanzi rivisitati, parla dell’oggi e di noi, mette in scena l’attualità raccontandola con le parole più antiche intrecciate a quelle del presente. Se è vero, infatti, che la chiacchiera quotidiana della cronaca, anziché aiutarci a capire, sembra aumentare la nostra incapacità di vedere, noi proveremo a usare il linguaggio del teatro per soffermarci sul dettaglio, sulla lacuna, sull’omissione. Proveremo ad aprire gli occhi, grazie a quel buio luminoso che è da sempre il teatro.” Andrea De Rosa, direttore
Cecità, intesa come quell’atteggiamento di negazione nei confronti delle verità che non vogliamo vedere, è una forma di difesa che ci porta a occultare, a posticipare, a sminuire fatti che altrimenti ci travolgerebbero con il loro portato di inquietudine, sia individuale che collettiva. Invece di guardare con attenzione attiva, ci rifugiamo spesso in un vedere passivo: bombardati da immagini, stimoli e input, scegliamo spesso di confinare il nostro campo visivo, escludendo, per amor proprio, pigrizia o paura, ciò che sta fuori. Guardare. Vedere. Scegliere. Da questa riflessione si è sviluppata la campagna visual della Stagione 2023/24 realizzata dall’agenzia creativa Arkè. Un manifesto che è un’esplosione di parole, oggetto e soggetto di cecità. Il TPE quest’anno ha deciso di affidare il video trailer della Stagione a una firma d’autore: la sigla che introduce i tanti contenuti protagonisti è stata realizzata dal videoartista Donato Sansone, che ha optato per un taglio dal forte richiamo cinematografico. Sansone, per interpretare il gesto dell’occultamento arbitrario, cita la celebre scena di Un chien andalou del regista surrealista Luis Buñuel.
“I Greci erano superficiali per profondità”: lo scrive Nietzsche nel suo La gaia scienza. Per il filosofo i Greci possedevano la capacità di stare sul bordo dell’abisso e rinnovare sempre il proprio sguardo sul mondo, senza finirci dentro, senza farsi coinvolgere troppo. Ma oggi, noi siamo consci quando scegliamo di non vedere? Quanto è nostra questa scelta che dobbiamo compiere ogni giorno? Quanto è arbitraria e quanto è subita, quanto è condizionata dall’era della condivisione e della circolazione eccessiva di informazioni? Scrollare, cambiare canale, passare al contenuto successivo significa scegliere di non vedere veramente e il rischio che corriamo è quello di isolarci, di autocondannarci, e fingere che il mondo con i suoi problemi non ci riguardi.