Giulia Avataneo, la giornalista che intreccia parole, cinema e startup 

Da sempre appassionata di cinema, tv e attualità, Giulia Avataneo entra nel mondo del giornalismo ancora nei panni di studentessa, qualche anno prima di terminare il proprio percorso da laureanda in Lettere e Filosofia a Torino. 

Inizia a lavorare per testate e tv locali e a firmare articoli e servizi per ANSA, La Stampa, TG La7, RAI e l’emittente internazionale Euronews, e specializzandosi in tv e nuovi media fino ad arrivare nel 2010 all’abilitazione di giornalista professionista. 

Nel 2013 si imbatte quasi per caso nel percorso della Fondazione CRT dedicato all’innovazione e alle startup, Talenti per l’Impresa. Da qui si apre un mondo: la sua formazione umanistica si arricchisce di tutti quegli ambienti, nozioni e punti di vista tipici che caratterizzano il settore dell’innovazione e delle startup. Arricchimento questo che le consentirà di innescare sinergie tra mondi apparentemente lontani tra loro, come startup, cinema e scrittura. Nel 2020 infatti, in piena pandemia, Giulia e suo fratello Alessandro – regista e docente presso la Scuola Holden – danno vita a quella che il Corriere della Sera definirà “una bussola per non perdersi in Netflix”: la piattaforma digitale Hypercritic.

A pochi giorni dall’inaugurazione Hypercritic si sostituisce ai cinema e ai teatri preventivamente chiusi in tutto il Paese e in pochi mesi arriva a conquistare 10.000 persone distribuite in 40 Paesi. 

Il motivo del successo? Hypercritic si è proposto sin da subito come “motore di ricerca emotivo”, una datawarehouse che raggruppa, cataloga e seleziona prodotti culturali come libri, mostre, film, musica e spettacoli televisivi attraverso le emozioni suscitate negli utenti: una soluzione che garantisce molte più probabilità di trovare i contenuti che più ci piacciono, con un risparmio di tempo non da poco. Il trucco? Sta nel metodo, un grande grafico a radar visivamente suddivisibile in numerosi sottoparagrafi che in un colpo d’occhio restituisce le affinità tra noi e il contenuto culturale che abbiamo davanti: è l’Hypergraph, da cui nasce il nome della piattaforma.

Come hai scoperto il progetto Talenti per l’Impresa e cosa ti ha portato alla candidatura? 

Ho partecipato a Talenti per l’Impresa nel 2013, scoperto grazie ad amici che ne avevano preso parte e ne avevano parlato con grande entusiasmo. Pur non avendo ancora all’epoca una precisa idea imprenditoriale in mente, sono rimasta affascinata dalle competenze trasversali che il corso offriva, accompagnate da esperienze di team building e dalla possibilità di entrare in contatto diretto con il mondo degli incubatori e venture capital. Per me, che arrivavo da una laurea umanistica, è stata una vera e propria sfida conoscere ed entrare in questo mondo.

Conoscere le esperienze di imprese di successo, così come le difficoltà e i fallimenti che implicano, è tornato molto utile nel momento in cui ho dato vita insieme al mio team alla piattaforma digitale Hypercritic.org: grazie a Talenti per l’Impresa ho infatti conosciuto ambiti relativamente pionieristici per quegli anni come il guerrilla marketing, applicandoli subito su casi concreti divertendoci all’interno di team building. Ne ricordo uno in particolare, all’Istituto alberghiero di Carignano: un fine settimana durante il quale a noi corsisti è stata affidata la missione di preparare una cena per un centinaio di ospiti. Una serata divertentissima, in stile Masterchef, durante la quale abbiamo potuto sperimentare il valore del gioco di squadra lavorando sotto pressione.

Oltre alle lezioni e alle esperienze sul campo, Talenti per l’Impresa è stata un’occasione formidabile di networking: qui ho incontrato alcune delle menti più brillanti che conosco ed è rimasto un punto di riferimento anche nel momento in cui mi sono messa alla ricerca di consigli e collaborazioni per l’avvio del mio progetto Hypercritic. 

Hai iniziato la tua carriera di giornalista molto presto. Come hai iniziato a percorrere questa strada e quali sono per te le tappe più significative del tuo percorso?

Ho iniziato a scrivere nei primi anni di università maturando la mia esperienza sul campo lavorando per alcune TV locali e La Stampa, per poi mettermi alla prova con la scrittura e il videomaking attraverso un praticantato, iniziando a ideare e a condurre format televisivi, fino ad approdare nelle redazioni di ANSA, Euronews, La7, Agence France Presse e Good Morning Italia in cui ancora oggi lavoro.

E poi, dal 2020, c’è Hypercritic, il mio progetto che seguo come direttrice responsabile curando contenuti culturali originali in inglese e coordinando un team di 70 contributor provenienti da una decina di Paesi. Lavorare per committenti italiani e internazionali e su piattaforme diverse – dalle agenzie di stampa al videomaking, dalla TV al web, dal podcast alle newsletter – mi ha permesso di mantenere la mente aperta e restare flessibile, senza annoiarmi mai (anche questo è importante!).

Impresa e giornalismo: come sei riuscita ad applicare ciò che hai imparato durante Talenti per l’Impresa nel tuo lavoro?

L’esercizio più utile è stato l’allenamento costante alla curiosità, anche verso realtà e discipline all’apparenza lontane dalla mia. Ho realizzato come i progetti più innovativi nascano spesso dall’interazione tra profili diversi, integrando le competenze umanistiche con l’approccio scientifico. Proprio quello che cerchiamo di mettere in pratica quotidianamente con Hypercritic.org, piattaforma che mette a contatto la cultura con il mondo dei big data per suggerire agli utenti le esperienze più affini alle loro preferenze e stato d’animo. 

A Talenti per l’Impresa ho approfondito come sia importante saper raccontare la propria idea d’impresa in modo semplice ed efficace. Nel mio lavoro mi sono divertita a raccontare storie di successo e quando è stato il mio turno ho cercato di fare tesoro delle esperienze che ho incontrato negli anni. 

Quali pensi possano essere le sinergie più virtuose tra giornalismo e tecnologia?

Per me i cardini del giornalismo sono integrazione e competenza. Integrazione tra linguaggi, media, strumenti, generi diversi. L’avanzamento tecnologico da un lato ha velocizzato l’informazione e ci ha dato l’impressione di poter conoscere anche le zone più remote del pianeta.

Penso che però la tecnologia conti almeno quanto le idee: la ricerca d’informazione di qualità da parte del pubblico non finirà mai e restano da trovare modalità, formule efficaci e sostenibili per raggiungerlo, ovunque si trovi. Ma il requisito principale resta la qualità del lavoro: e qui veniamo alla competenza. In un mondo dove spesso l’informazione viene data per scontata e il pubblico la ritiene un diritto essenziale, come l’aria che respira, l’auspicio è che a fare la differenza possa essere la specializzazione, il livello dell’offerta, la capacità di personalizzarla sulle esigenze dell’utente come un abito fatto su misura. 

In piena pandemia, nel 2020, hai co-fondato Hypercritic, “una bussola per non perdersi in Netflix”. Come è nata l’idea e in cosa consiste il progetto?

Siamo partiti da un dato che ha colpito la nostra attenzione: secondo International Data Corporation sprechiamo in media dai 30 ai 50 minuti al giorno per cercare contenuti online invece di usufruirne. Se dedicassimo quel tempo all’apprendimento, il valore in una vita sarebbe pari a quello di una laurea in Contemporary Humanities. 

Da qui è nato Hypercritic.org, che mette insieme un magazine e uno strumento di conoscenza basato sulle esperienze culturali: si inizia da quelle che più si conoscono e che più si amano per poi iniziare a scoprirne di nuove, affini ai gusti degli utenti o consigliate per lo stato d’animo che si prova. Immaginate Wikipedia, ma navigabile come un videogioco: il nostro obiettivo, man mano che l’archivio cresce mappando tutte le esperienze del mondo (film, libri, serie TV, opere d’arte, album musicali, ma anche viaggi e ristoranti), è quello di aiutare l’utente a trovare in pochi secondi l’esperienza più adatta a lui o a lei in un dato momento. E di imparare mentre ricerca. 

I prossimi traguardi di Hypercritic?

Hypercritic è nata in piena pandemia e l’European Cultural Foundation le ha riconosciuto il merito di aver mantenuto viva la cultura online mentre il mondo si chiudeva in lockdown. Dopo più di due anni abbiamo l’impressione di trovarci in uno scenario completamente mutato (e per fortuna!). Per questo ora la nostra priorità è quella di creare intorno alla cultura un senso di comunità che si traduca anche nello spazio fisico, a partire da Torino che è la nostra città. Quindi spazio agli eventi dal vivo, con una maratona di letture dedicata alla poesia in primavera, un circolo culturale dove ci si possa scambiare idee e impressioni e un’accademia per formare una nuova generazione di umanisti, a stretto contatto con l’ambiente digitale. 

Allo stesso tempo, per il nostro magazine online, la priorità è quella di far crescere la squadra, aggiungendo voci il più possibile eterogenee tra loro e per dare a ogni forma di espressione culturale la dignità che merita. 

Master Giornalismo Giorgio Bocca, Hypercritic e fondazioni: negli ultimi anni ti sei dedicata molto anche alle attività di docenza: quali sono i tre consigli per te irrinunciabili da svelare ai giornalisti di domani?

Primo: imparare a utilizzare qualsiasi piattaforma senza precludersi nulla, dalla carta stampata ai social media, con una preponderanza per il video, che unisce più di altri media le competenze tecniche, creative e di scrittura. Secondo: non si può più prescindere dalla padronanza delle lingue straniere per aprirsi al mercato internazionale, dove le opportunità sono infinitamente più numerose e promettenti. Infine, in un settore che richiede di essere trasversali e multitasking, è importante sforzarsi di ritagliarsi una propria nicchia di specializzazione, in cui poter esprimersi con autorevolezza e competenza. Il giornalismo è un mondo dove non si smette mai di studiare, ma questo è anche uno dei lati più belli del mestiere. 

Consiglieresti ad altri di seguire un progetto Talenti? E se sì, perché?

Lo consiglierei assolutamente! Per maturare nuove competenze, estendere i propri orizzonti e soprattutto mettersi in gioco in un percorso di formazione innovativo e ricettivo verso gli stimoli esterni. 

Giulia Avataneo, cofounder Hypercritic