Torino si illumina con Luci d’Artista 2025: due le opere firmate Fondazione CRT
Torino si illumina con Luci d’Artista 2025: due le opere firmate Fondazione CRT
Fondazione CRT, Comunicati stampa
Torino si illumina con Luci d’Artista 2025: due le opere firmate Fondazione CRT
Da venerdì 24 ottobre Torino torna a illuminarsi di Luci d’Artista. La Fondazione CRT, da sempre al fianco di Luci d’Artista, continua a illuminare Torino con nuovi progetti che uniscono arte, innovazione e partecipazione. Delle quattro installazioni luminose che entrano a far parte del patrimonio artistico della XXVIII edizione, due portano la firma della Fondazione CRT, insieme alla Fondazione Arte CRT e alle OGR Torino: la prestigiosa opera al neon di Tracey Emin, Sex and Solitude, donata alla Città di Torino dalla Fondazione Arte CRT in occasione del suo 25° anniversario, e il progetto speciale delle OGR Torino, Mummer Love, che animerà il monumentale cortile con un’opera dei Soundwalk Collective insieme a Patti Smith e Philip Glass. “Con due nuove installazioni luminose donate alla collettività, la Fondazione CRT rinnova e rafforza il suo sostegno storico a Luci d’Artista – dichiara la Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Le opere, firmate da protagonisti internazionali, testimoniano la volontà della Fondazione di promuovere meraviglia e partecipazione: la poetica creazione al neon di Tracey Emin, donata dalla Fondazione Arte CRT nel suo venticinquesimo anniversario, e il progetto speciale delle OGR Torino con il Soundwalk Collective, insieme a Patti Smith e Philip Glass, che trasforma il cortile monumentale in un’esperienza immersiva. Con Luci d’Artista vogliamo continuare a proiettare Torino tra le capitali europee dell’arte e della creatività contemporanea“.
Sex and Solitude
È il titolo del neon di 106 x 804 cm che riproduce la grafia inconfondibile dell’artista Tracey Emin, allestito ai Giardini Reali. Realizzata originariamente per l’omonima mostra a Palazzo Strozzi, l’opera racchiude i due poli centrali della ricerca di Emin – la sessualità (sex) e la vulnerabilità (solitude) – restituendo, attraverso la luce, l’intensità emotiva e la tensione poetica che caratterizzano il suo lavoro. Per la prima volta in Italia, un’opera di Tracey Emin verrà allestita in uno spazio pubblico ed entrerà a far parte di una collezione permanente (quella di Luci d’Artista).
Da oltre trent’anni, Tracey Emin impiega il neon come mezzo espressivo fondamentale nella sua arte. Ogni sua creazione nasce da un’ispirazione profonda: un messaggio, un pensiero o un’emozione. La sua prima opera realizzata con questo materiale risale al 1995.
Il suo legame con il neon affonda le radici nella sua infanzia trascorsa a Margate, situata sull’Isola di Thanet, nel Kent, affacciata sul Mare del Nord, in cui le insegne luminose erano un elemento abituale del paesaggio costiero. L’artista trae ispirazione proprio da questi ricordi giovanili, evocati dalla luce vibrante e scintillante delle insegne.
A differenza di molti artisti che, a partire dagli anni Sessanta, hanno utilizzato il neon con caratteri standard e frasi distaccate, Tracey Emin adotta un approccio radicalmente diverso, distinguendosi per l’uso della propria calligrafia, abbinata a frasi brevi, intense e profondamente personali. Le sue scritte, spesso incisive e dirette, esplorano temi come la fragilità dell’amore e l’esistenza umana.
L’artista ritiene che il neon abbia la straordinaria capacità di suscitare sentimenti. Come ha affermato lei stessa: «Il neon è emozionale per tutti. I gas neon e argon ci fanno sentire qualcosa di positivo, ed è per questo che li troviamo nei luna park, nei casinò, nei quartieri a luci rosse e nei bar. Il neon può persino aiutare chi soffre di depressione».
Nelle sue installazioni al neon, Emin condensa poesia, mistero, colore e luce, rendendo ogni opera un’intima sintesi della sua persona.
Mummer Love
Soundwalk Collective. Ph Nan Goldin
La Corte Est delle OGR Torino, hub della Fondazione CRT, sarà illuminata da Mummer Love, l’installazione realizzata dai Soundwalk Collective insieme alla poetessa del rock Patti Smith e al maestro del minimalismo musicale Philip Glass. L’opera invita il pubblico a un’immersione sensoriale nel mondo poetico di Arthur Rimbaud, evocando gli anni africani del poeta attraverso registrazioni ambientali realizzate nella sua casa di Harar, in Etiopia, intrecciate a canti sufi e a lunghe note suonate al pianoforte da Philip Glass. La voce di Patti Smith, che recita versi tratti da Illuminations, diventa guida di un viaggio tra memoria, suono e spiritualità. Come sottolinea Stephan Crasneanscki, che con Simone Merli forma i Soundwalk Collective – autori di installazioni e composizioni che esplorano il suono come mezzo per indagare la relazione tra l’essere umano e il suo ambiente – attraverso i canti sufi “si accede ad altri livelli del sé e della coscienza. Questa connessione, come la poesia, è un linguaggio universale. Un linguaggio dell’anima, per l’anima”. Come un’archeologia intima, Mummer Love trasforma la Corte Est delle OGR in una camera di risonanza, dove arte, poesia e ricerca sonora si uniscono, e in cui luoghi e ricordi trascendono il tempo per riattivarsi attraverso l’ascolto.